Ah, l'università! Che bella cosa. Quando finisci la scuola, per addentrarti nel mondo universitario, pensi che tutto sarà rose e fiori, che studierai finalmente ciò che vorrai e che ti organizzerai come meglio credi, senza dar conto a nessuno.
Utopia. Solo fottuta utopia.
L'universitario medio (quindi escludiamo a prescindere coloro che vivono per studiare e non studiano per vivere - che poi, di sti tempi, manco questo è certo) passa diverse fasi. La prima, in assoluto, è quella del cazzeggio. Il primo anno di università si cazzeggia, c'è poco da fare. La libertà di non avere orari fa troppo gola per non goderne appieno. Ed è così che si esce quasi tutte le sere, si va in discoteca sempre più spesso, si fanno le cinque del mattino anche quando non ce n'è assolutamente bisogno, e robe così. Ricordo ancora che il primo anno di università, a volte, mi capitava di uscire la sera e rimanere in giro senza fare una beata minchia, restando a parlare, seduti sulle panchine, fino alle cinque del mattino, solo per il gusto di poterlo fare.
Poi arriva la coscienza, che bussa alla tua porta ricordandoti che l'università è anche (in realtà dovrebbe essere solo) studio. E quindi inizi a dire basta, inizi a dire a tutti gli amici che sei nella merda con lo studio, che non puoi più fare tardi, che gli esami si avvicinano e non puoi più cazzeggiare. La cosa divertente dell'università è che questo è un ciclo che continuerà fino alla laurea. Cazzeggio, coscienza, studio. Cazzeggio, coscienza, studio. È come un cerchio senza fine. "Non posso fare tardi, domani devo studiare" è la frase che ricorderemo per sempre, quando ripenseremo al periodo dell'università. A volte la si usa anche come scusa quando non si vuole uscire e non si vuole fare la figura dei nonni, diciamoci la verità.
Il primo anno alla fine passa così, tra divertimento e (poco) studio, ma con la voglia di continuare a studiare. Tranne per quei miti lungimiranti che capiscono sin dai primi mesi che l'università non fa per loro e si ritirano subito. Li invidio. Perché questa consapevolezza arriva sempre, prima o poi, nella vita di uno studente. Almeno loro hanno la fortuna di capirlo subito e di andare a zappare la terra prima di noi. Invece noi no. Noi, che siamo duri a morire, decidiamo di arrivare fino in fondo, per poi capire, a poche materie dalla laurea, che forse dovevamo andare a zappare anche noi. Il problema è che, accorgendocene così tardi, non troveremo lavoro nemmeno nel settore primario, purtroppo. Così come da laureati è difficile trovare lavoro, sia per la crisi attuale che per l'abbondanza di neolaureati, allo stesso tempo sarà difficile trovare un agricoltore che ci accolga nelle sue terre per farci zappare, perché i lungimiranti di cui sopra ci avranno già fottuto il posto.
Ma perché si arriva a questo punto? In teoria, più si è vicini alla meta e più dovrebbe essere facile concludere. Cazzate. Lo pensavo anche io, ma non è così. Quando sei vicino alla meta ti senti come in un corridoio buio, con le pareti che ti pressano sempre di più. Non puoi più tornare indietro, ormai quegli anni di studio li hai vissuti, non puoi buttarli nel cesso. Puoi solo andare avanti, tra mille difficoltà.
Se i primi anni riesci a vedere la luce, pensando al giorno in cui ti laureerai, adesso non riesci più nemmeno a immaginare cosa significhi laurearsi. Prima eri positivo, ottimista! Se incontravi un professore stronzo la prendevi con filosofia, perché ne avevi ancora tanti altri da conoscere che magari ti avrebbero trattato meglio. Se incontravi una materia difficile, potevi affiancargli una materia più semplice che ti alleggerisse lo studio. Ma arrivato alla fine no, non hai più questo lusso. Arrivato alla fine ti saranno rimaste solo materie di merda, insegnate da professori di merda, che fanno esami di merda e che ti tirano in faccia la merda. Niente più spiragli di positività.
E intanto tutto il mondo ti spinge a laurearti, anche se non hai più voglia. Anche se l'università, con tutti quei professori spocchiosi, ti ha succhiato via tutta la voglia di imparare e di avere un futuro, la gente si aspetta che tu finisca, nonostante tu stesso non sappia come fare. Ne hai viste di tutti i colori, sei probabilmente andato fuori corso, non per colpa tua, ma dei professori. Per dei professori stronzi per i quali sei solo un numero, che decidono che devono bocciarti senza un motivo, che devono farti ripetere un esame per un anno intero, bocciandoti ad ogni appello solo per il gusto di toglierti la voglia di imparare, per farti sprofondare nell'abisso dell'odio per quelle materie che, anni prima, ti incuriosivano ed appassionavano solo dal nome. Professori che ti tolgono anche la capacità di studiare. Perché se i primi tempi riuscivi a studiare anche dopo aver dormito tre ore, dopo una nottata in discoteca, adesso non sei più in grado di capire nulla di ciò che leggi anche dopo aver preso una pausa di un mese alle Hawaii.
Prima eri una spugna, ciò che leggevi assorbivi, ora il tuo cervello è come la vagina di Cicciolina. Può entrarci di tutto, ma ha buchi così larghi che nemmeno ti accorgi di cosa ci stia passando dentro. Leggi un passaggio di tre righe anche dieci volte, ed ogni volta pensi ai cazzi tuoi, prendendotela poi con te stesso perché devi ricominciare a leggere da capo. Il tuo cervello non ce la fa più, non apprende più nulla. Ha solo voglia di finire, ma non sa nemmeno lui in che modo, dato che studiare è diventato così difficile.
Ognuno ha i suoi motivi e i suoi problemi, sono in pochi quelli che arrivano alla laurea senza difficoltà. Beati loro. Io fino a un anno fa riuscivo ancora a studiare. Poi ho incontrato un professore talmente stronzo che si meriterebbe una denuncia. Mi ha bocciato per un anno intero senza motivo. Non ero l'unico. Nella mia bella facoltà (che vanta il primato di essere l'ultima facoltà d'Italia per laureati in corso, solo il 6%) i ragazzi perdono anni della loro vita dietro a questo signore. Gente con la tesi pronta da mesi, con l'ultima materia da dare, che viene rimandata senza motivo solo per il delirio di onnipotenza di un professore.
In molti paesi del mondo i ragazzi sono aiutati, spronati ad andare avanti. Qui invece c'è solo la voglia di affossarci, di vederci fallire, di accanirsi su di noi senza validi motivi. Entri all'università credendo di trovare professori che alimentino la tua voglia di imparare, invece trovi solo qualcuno che dei tuoi sogni se ne strafotte e che fa di tutto per distruggerli.
Per fortuna non sono tutti così. Ci sono anche dei professori degni di questo nome, che amano insegnare e aiutare i ragazzi, che non hanno deliri di onnipotenza, che ti fanno pensare che c'è ancora speranza, che ti fanno credere che se tutti i professori fossero come loro l'università sarebbe migliore. Peccato che, per un professore di questo tipo, ce ne sono dieci frustrati che pensano solo tagliarti le gambe e a farti passare la voglia di studiare. Tanto a loro che importa?
Io una volta avevo voglia di studiare, ma adesso l'ho persa. Se la ritrovate, i miei contatti li avete.
P.S.: Se conoscete qualcuno che ha un campo di patate fatemelo sapere. Prevedo che questo sarà il mio futuro.



Hai detto delle grandi verità!! Non posso essere più d'accordo.
RispondiEliminaTra l'altro devo dirti che mi piace molto il tuo modo di scrivere! E' molto scorrevole e piacevole. E comunque, indipendentemente da quello di cui stai parlando, riesci sempre a farmi scappare un sorriso. Ottimo lavoro, davvero! Ciao ciao :)
Ti ringrazio! Mi fa molto piacere ricevere commenti sul mio stile di scrittura, almeno per il blog, dato che il mio libro è ancora lontano dalla pubblicazione. ahaha
EliminaSo che probabilmente queste parole le avrai sentite dire da tantissime persone, ma non sei il solo a combattere e a cercare di sopravvivere in quella giungla che è l'ateneo di Catania. Io come te mi sento ogni giorno sempre più demotivata e più stanca anche se faccio la metà delle cose che riuscivo a fare nei primi anni. Nonostante la stanchezza, che sembra esser nota comune tra gli studenti universitari con qualche anno alle spalle, cerco di andare avanti e mi trovo soltanto a combattere con persone che invece di fare il loro lavoro, cioè quello di spronare e premiare le capacità degli studenti, sanno solo farti sentire "in più" in quel luogo.
RispondiEliminaUn giorno ti svegli e ti può sembrare di aver raggiunto un traguardo, superato un bell'ostacolo, eppure il momento dopo ti rendi conto che non sei più vicino alla laurea (anche se hai meno materie) ma hai solo dato più spazio a problemi ancor più grossi. Ed è lì che il morale scende giù, giù e giù... senza fine.
Scusa il piccolo sfogo ma mi sono sentita molto in sintonia con questo intervento che hai scritto..
So che non varrà molto, ma sappi che, quando ti verrà di urlare e sbraitare contro il nostro ateneo e tutto ciò che lo circonda, da qualche parte ci sarò io (e chissà quanti altri!) a farti compagnia con sbraitamenti del tutto simili!
Ad ogni modo: bel pezzo, continua così ;) !
Bye, bye :)
Eh già, a Catania sembra che sia richiesto essere degli stronzi frustrati e disadattati, per essere assunti. Più ti fanno passare la voglia di studiare e più tempo ci stanno a farti laureare e meglio è. Così nel frattempo loro intascano tanti bei soldi dalle tasse... non consiglierei mai a nessuno di iscriversi a Catania, in nessuna delle tante facoltà che abbiamo.
EliminaComunque ti ringrazio per i complimenti per il mio post. :)
Ei Simo, bel post, mi piace come scrivi...
RispondiEliminaAnche se adesso l'università mi spaventa abbastanza ahahhaha
Alla fine hai deciso di rimanere su blogger?
Comunque, perlando dei tuoi problemi da studente, conosci il blog di Andrea Giuliodori? (EfficaceMente)
Dacci un'occhiata, perchè merita davvero tantissimo, è uno dei miei preferiti.
Ti ringrazio per i complimenti, comunque si alla fine ho capito come utilizzare blogger senza toccare i codici, quindi resto. Poi a cercare tra siti di hosting ecc mi sono confuso e ho lasciato perdere.
EliminaIn realtà non seguo praticamente nessun blog, essendomi addentrato ora in questo mondo, ma mi informerò!
Tu non sai quanto ti capisco. Sono finito in una situazione simile, differente solo per il fatto che ho sempre studiato, sì, fin dall'inizio. Ma non mi sono perso per questo esperienze molto interessanti e una buona forma fisica grazie alla palestra tre volte a settimana, le compagnie le ho trovate fuori dall'Università però. Il metodo è stato sempre lo stesso, solo che al primo anno ho passato 6 materie, al secondo 4, e al terzo... una, finora, indovina perché. La laurea è triennale e perciò da Ottobre sarò anch'io un fuoricorso. L'esame che mi ha praticamente steso è stato l'ultimo esame di matematica, il primo invece l'ho passato al primo colpo con un onesto 23. Ho studiato tantissimo e fatto centinaia di esercizi ma finora è la sesta volta che lo do senza passarlo e all'ultimo ho preso addirittura 8/30.
RispondiEliminaDel resto da bambino con la matematica ho sempre fatto un po' di fatica, le divisioni in colonna e le equazioni le capisco solo ora, in passato è stata sempre un'altalena fra insufficiente e distinto e fra 4 e mezzo e 10 a seconda dell'argomento... se ti stai laureando in qualcosa di scientifico dove le lezioni alla triennale sono praticamente solo integrali, vettori, matrici e cose simili sappi che sono le cose come il determinare la convergenza o meno di una serie numerica tramite il criterio del confronto (quello in cui devi fare mille magheggi, almeno questo è stato il problema con me...) che mi mettono in crisi...
Inutile dire che ho preso anche ripetizioni senza risultati.
Che dire... era destino, l'ho presa filosoficamente e da adesso in poi potranno tutti chiamarmi sfigato e io sorriderò ogni volta che lo faranno, per adesso sto studiando le materie dell'ultimo anno anche se non potrò darle, le altre ho praticamente finito per mollarle perché stavo diventando depresso a forza di starci sopra senza risultati. In futuro non so... potrei farci anch'io un pensierino sul campo di patate se va male.